Storia - Comune di Riolo Terme

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Storia

Riolo di Bagni - Panorama

Riolo di Bagni - Panorama

IL NOME

Riolo “Città d’acque”: il nome deriva da un modestissimo rio (Rio Doccia, che da alcuni decenni è tombato), a carattere pluviale, presso il quale sorse la Rocca. Per le caratteristiche di questo rio, il paese fu chiamato per circa due secoli “Riolo Secco”; solo nel 1914, per il valore delle sue acque minerali, prese il nome di "Riolo Bagni".
Nel 1957, per la significativa fama dello Stabilimento Termale, assunta a livello nazionale, venne dato l’attuale nome di Riolo Terme.

LA POPOLAZIONE

I primi abitanti dei fertili terrazzi della Valle del Senio risalgono al neolitico; forse anche a periodi antecedenti, più numerosi nell’Età del Bronzo e del Ferro. I materiali archeologici rinvenuti di epoca preistorica sono depositati presso la “raccolta-deposito” di Riolo Terme, al museo di Imola ed al Museo archeologico di Bologna.
I reperti ritrovati testimoniano che in questa Vallata, come in tutte le altre dell’Appennino Romagnolo, si avvicendarono Umbri, Etruschi, Celti e Romani, più tardi, Goti e Longobardi.
La colonizzazione romana è documentata dai resti di numerose ville e maglie centuriali, in parte rilevate.
La caduta dell'Impero romano e la conseguente crisi economica spopolò la vallata. Un rilancio si ebbe a partire dal IX secolo, quando si stabilirono nei paraggi i frati benedettini, che costruirono la Badia di San Pietro in Sala e bonoficarono ampie superfici.

LA COSTRUZIONE DELLA ROCCA

Rocca di Riolo Terme

Castello sforzesco e Piazza Umberto I

Con la definizione del Contado Imolese il territorio di Riolo entrò sotto la giurisdizione del castello di Laderchio, situato sulla destra del Senio. Fu centro nevralgico della più importantecircoscrizione della vallata. Da esso oltre alla Badia di San Pietro in Sala dipendevano infatti le torri di Ossano, Voltrignano, Arbustedo, Chiesanuova, Limisano e, appunto Riolo.
Durante il medioevo si accesero aspri conflitti tra le famiglie potenti della valle. Nel 1336 una rappresentanza di valligiani chiese l'infeudamento al Comune felsineo e la sua diretta protezione. I bolognesi, che già vantavano mire sul territorio lungo il Senio, definirono un ambizioso piano di tutela ai cruenti attacchi nemici.

In esecuzione alla delibera del Consiglio comunale datata 22 giugno 1338 concepirono al posto del vecchio torrione la costruzione della nuova Rocca, capace di 300 soldati. Incaricati dei lavori furono l'architetto progettista Massimo Della Colla e il sovrintendente Andrea di Petruccio Bianchetti. Con la realizzazione della fortezza, si crearono per il borgo occasioni di sviluppo economico e prosperità. La sua funzione prioritaria fu per diversi anni quella di baluardo dipensivo: un capitano, scelto fra i cittadini blognesi, si occupava della protezione del borgo alle frequenti scorrerie di bande armate.

LE DINASTIE SIGNORILI

Investiture, donazioni, successioni ereditarie e conquiste determinarono poi, tra il 1400 e il 1481, l'alternarsi alla guida della Rocca molte celebri dinastie signorili di quel tempo in Italia, una dopo l'altra, i Visconti, i Bentivoglio, Alberico da Barbiano, il Cardinale Cossa. I Manfredi di Faenza vi entrarono nel 1435 con Guidantonio, e la tennero in maniera quasi continuativa fino al 1481 quando l'intera contea di Valdisenio, seguendo le sorti di Imola, passò a Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza. Nel 1500 scese in queste valli Cesare Borgia, detto il Valentino, con le sue truppe e anche Riolo venne conquistata. Nel 1504 il Papa Giulio II la privò di ogni autonomia e la sottopose alla potestà imolose. Questo fu un vincolo reso perpetuo e venne interrotto solo tre secoli dopo.
Il secolo XVII si caratterizzò per una notevole decadenza economica e sociale. La Rocca è ricordata come semplice luogo di acquartieramento per truppe di passaggio. La crisi fu attribuita all'altrena presenza di truppe straniere e pontificie che lasciavano ovunque in eredità agli abitanti incolmabili dissesti finanziari. Il malcontento, soprattutto verso Imola che continuava a tenere Riolo sotto la propria egida fiscale, cominciò a farsi sentire nel Settecento. La città pretese infatti che i paesi assoggettati contribuissero al risarcimento dei suoi danni ad opera di truppe straniere. Il rapporto coi feudatari imolesi divenne vieppiù critico, anche per la maggiore ingerenza di questi ultimi nel consiglio locale: il capitano-giudice, per esempio doveva per forza essere imolese. A questo si aggiunse il malcontento per il crollo delle mura mai ripristinate nonostante i solleciti.

LA RIPRESA

Il 7 agosto 1766 fu una data storica: un esecutico di dieci riolesi (Capodieci), guidati da Giulio Cesare Costa e dal giurista Francesco Mazzolani si riunì in assise escludendo i forestieri. Nell'occasione furono denunciate prepotenze, umiliazioni, stato di servitù. Una mozione fu approvata contro le pretese di Imola. Ma erano pochi uomini soli e i tempi non erano ancora maturi. Così una sentenza del 1773 riconfermò i privilegi feudali alla città dominante.

Le Terme

Lo stabilimento termale

Con la Repubblica Cisalpina (1797), la cittadina seguì le sorti delle consorelle limitrofe. E solo dopo il 1815 con la Restaurazione, i riolesi acquistarono una certa autonomia amministrativa. Ma per emergere completamente nello Stato della Chiesa ci sarebbero volute quelle protezioni cardinalizie che mai arrivarono. Infatti nel 1827 capitò la declassazione a Comune semplice sotto il mandamento di Castelbolognese. Ciononostante dal 1824 un certo rilancio si cominciò ad avvertire grazie allo sfruttamento delle acque minerali
La magistratura pontificia cadde definitivamente nel 1859 e nella giunta subentrarono uomini nuovi, maturati negli ideali liberali del Risorgimento. Vincenzo Fantaguzzi (1860), Anselmo Mongardi (1889), Ermenegildo Costa (1915) furono sindaci illustri, impegnati nello sviluppo economico e sociale. La crescita fu progressiva e ininterrotta: orologio in piazza, ponte di ferro sul Senio, ufficio telegrafico, stabilimento termale, scuola elementare, acquedotto in un bastione della Rocca.
Nell'agosto del 1914, Riolo ebbe inoltre la ferrovia, o meglio "la strada ferrata" come si diceva a quei tempi. Ma le scarse piossibilità economiche offerte dalla valle ne segnarono presto la scomparsa, avvenuta nel 1933.
Nella prima guerra mondiale fu alto il contributo di giovani vite immolate all'unità nazionale contro l'invasore austriaco.

LA GUERRA

Durante il secondo conflitto mondiale, la cittadina fu caposaldo tedesco e teatro di aspri combattimenti che causarono ingenti danni, lutti e distruzioni. Le operazioni belliche del 1944-45 fecero sosta, durante l'inverno, lungo il fiume Senio dalla Vena del gesso fino a Valle e quindi per 127 giorni nel territorio di Riolo.

Venne liberata l'11 aprile 1945 dal Gruppo di Combattimento Friuli del risorto Esercito italiano, incorporato nell' VIII Armata britannica.
Il sacrificio di vite umane del “Friuli”, nella ripresa dell’offensiva alleata, fu il più alto delle località poste lungo il percorso del Senio.

IL TITOLO DI "CITTA'"

Con il Decreto del Presidente della Repubblica, del 24 novembre 2001, al comune di Riolo Terme è stato concesso il titolo di Città.